martedì 27 febbraio 2007

Poppiano (FI)

Il Castello di Poppiano, di origine romana e che deriva il suo nome dalla gens Papia o Poppeia, era una possente costruzione medioevale con un triplice giro di mura costruito intorno all' anno mille come fortezza a difesa esterna di Firenze.Feudo prima degli Alberti, appartenne fin dal secolo XIII ai Guicciardini, che si ritenevano originari della Popiana Castella; infatti Ugolino Verino nel suo libro De illustrat. Urbis. Flor. al libro III, parlando della prosapia Guicciardiniana, ripeteva la tradizione di coloro che la supponevano originaria di cotesto Poppiano, cantando così:

Quamquam alii primas sedes a flumine
Pesae
Ac Popiana trahant veteres castella colonos
Nobilis et prisca est, longeque potentia
durat.

Comunque, come si rileva da un atto di eredita' del 1199, appartiene alla famiglia da almeno nove secoli.Il castello per la sua posizione dominante sulle vali della Pesa e dell'Elsa, fu teatro di importanti avvenimenti storici.

In questo lungo periodo fu al centro di alterne vicende legate alla storia di Firenze: dalle scorrerie di Castruccio Castracani al sacco del castrum di Poppiano ad opera delle truppe di Giovanni Acuto (John Hawkwood, il famoso Condottiero di Ventura Inglese) nel 1369 dopo la battaglia di Fosso Armonico, vicino a Cascina. Il Castello fu rovinato nel 1529 da Maramaldo durante l'assedio di Firenze, come ricorda Francesco Guicciardini nelle Memorie. Il Castello come si presenta oggi, pur mantenendo la antica imponenza, e' frutto del restauro basato su immagini in affreschi esistenti in altre ville dei Guicciardini in Val di Pesa e Val d'Elsa, a seguito dei danni provocati da un terremoto nel 1812.
Se la violenza dell'assedio e delle guerre non risparmiò Poppiano, pure esso fu centro di villeggiatura di personaggi come Vincenzo borghini che qui soleva incontarsi con i fiorentini più colti dell'epoca, come testimonia il carteggio con il Vasari, dal momento che lo Spedale degli Innocenti aveva una villa dove gli spedalinghi si recavano a passare l'autunno.

I Guicciardini fin dal 1200 ebbero una posizione di rilievo nella vita politica, sociale e economica di Firenze e nel 1416 Piero G. fu nominato "Conte Palatino" dall'Imperatore Sigismondo del Lussemburgo. Essi parteciparono attivamente alla vita pubblica di Firenze cui fornirono 44 "priori", 16 "gonfalonieri di giustizia" e 12 senatori.
La personalita' preminente della casata fu Francesco, lo Storico (1483-1540) che, dopo aver coperto importanti incarichi con i Medici - ambasciatore in Spagna, Governatore di Modena e Reggio, Capo della Lega di Cognac - si ritiro' a Firenze e a Poppiano dove scrisse parte della sua opera piu' nota, la "Historia d'Italia".


In origine a Poppiano vi erano due chiese: San biagio e San Nicola, poi unificate.
La chiesa col doppio titolo divenne priora nel 1689: la presenza sul portale di due stemmi dei Guicciardini testimonia il patronato di questa famiglia sulla chiesa che da essi venne dotata di arredi liturgici. Allo stesso periodi si può far risalire la restaurazione della chiesa.
Altra famiglia nobile, originaria di Poppiano, erano i Ridolfi di Piazza la cui arme è scolpita sul ciborio in marmo accanto all'altare maggiore ornato di un bel Crocifisso in legno.

venerdì 9 febbraio 2007

Volterra (PI)



STORIA:
L'antica città di Volterra fu fondata su un colle di 545 metri che divide la val di Cecina dalla val d'Era e dista circa 80 km sia da Firenze che dal mare. Lontana dalle coste e dalle incursioni piratesche ma dominante sul territorio circostante, questa posizione ha reso strategicamente importante il borgo fin dai tempi antichi. I primi insediamenti umani risalgono già al Neolitico, ma lo sviluppo vero e proprio dell'abitato arrivò nel VII secolo a.c. con le popolazioni etrusche, che battezzarono il luogo "Velathri", facendolo diventare uno dei dodici centri più rilevanti della loro civiltà. Il villaggio raggiunse al tempo una popolazione stimata intorno alle 25.000 unità - cifra esorbitante se si considera che attualmente la città conta 13.000 abitanti - e fu chiuso all'interno di una cinta muraria lunga oltre 7 km che lo reso inespugnabile e riuscì a crescere e a sviluppare una fiorente economia.

L'indipendenza del borgo durò fino al III secolo a.c., quando tutta l'Etruria fu conquistata da Roma. Seguirono secoli di calma, fino al periodo delle invasioni barbariche, quando il paese fu occupato prima dagli Eruli, poi dai Goti e successivamente dai Longobardi che lo amministrarono fino a quasi la fine dell'VII secolo.

Nel Duecento Volterra assunse un assetto comunale, dando il via alla costruzione dei monumenti che ancora oggi ne costituiscono il patrimonio storico e artistico.
Nel Quattrocento entrò nelle mire della Firenze medicea di Lorenzo il Magnifico che, per dare ai Volterrani un segno tangibile della propria supremazia e ai Senesi un monito concreto, fece ampliare la Rocca Vecchia con la costruzione di una poderosa Rocca Nuova, ancora oggi monumentale costruzione che domina la città. Nel 1530, in un'ultima disperata speranza di riacquistare le libertà perdute, Volterra si ribellò ai fiorentini in guerra con i Medici, alleandosi con questi ultimi, ma fu ripresa e nuovamente saccheggiata dal Ferrucci. Restaurati i Medici a Firenze, Volterra perse definitivamente la propria indipendenza, e divenne una delle città dello stato mediceo di cui seguì le sorti; ma con il dominio granducale inizia per Volterra e il suo territorio un perido di lenta ma progressiva decadenza che si protrarrà fino a tutto il XVIII sec.

Verso la fine del XVIII sec. e nella prima metà del XIX sec. si registrano incrementi nell'agricoltura, nella commercializzazione dell'alabastro e un decisivo miglioramento nei collegamenti viari mentre l'abitato urbano è oggetto di un generale adeguamento e riordinamento.
Nella seconda metà del secolo, dopo l'unità d'Italia, a parte alcune ristrutturazioni degli spazi all'interno del centro storico per far posto agli uffici del nuovo regno, l'intervento di maggior rilievo è la creazione dell'ospedale psichiatrico (1888). Infine il 13 marzo 1860 con 2315 voti favorevoli, 44 dispersi e 78 contrari Volterra vota la sua annessione all'Italia unita, pagando il suo contributo di sangue sia all'edifiazione dell'unità nazionale nella guerra 1915-18 sia alla lotta di resistenza contro il fascismo. In passato l'economia del territorio si basava soprattutto sulla estrazione del rame, dell'allume, dell'alabastro e del sale che venivano lavorati nelle manifatture volterrane ed esportati. Oggi, con l'emigrazione avvenuta nel secondo dopoguerra, l'industria si basa su piccole aziende artigianali per la lavorazione dell'alabastro, sull'estrazione del salgemma, su qualche industria metelmeccanica e chimica; la popolazione residente dalle 17.840 unità nel 1951 è scesa a 13.800 nel 1991.

DA VEDERE:

Piazza dei Priori - Il terreno sul quale nel periodo comunale sorse il cuore della vita cittadina era di pertinenza del vescovo, che vi esercitava la sua giurisdizione, ne regolava l'attività mercantile, riscuoteva le tasse e si identificava con il prato vescovile, in origine prato del re. E il comune, appena sorto, cercherà di sostituirsi all'autorità vescovile in queste funzioni, dettando, a sua volta, leggi e statuti. Intorno alla spiazzata del Prato incominciarono a sorgere le torri e la prime abitazioni e sulla vasta spianata fu piantato, all'uso tedesco, un olmo, sotto il quale si radunavano abitualmente i consoli e gli anziani per discutere e legiferare.

Palazzo dei Priori - Edificato dal maestro Riccardo nel 1239 come recita l'iscrizione vicino al portale d'ingresso, presenta la forma di un parallelopipedo. La facciata, percorsa da tre file di bifore, tra i quali è inserita l'unità di misura del comune, la canna volterrana, è infiorata dagli stemmi inghirlandati robbiani dei magistrati fiorentini del XV-XVI sec.
Ai lati, i due pilastri sormontati dai due marzocchi sorreggenti lo scudo fiorentino furono aggiunti nel 1472, quando il palazzo divenne sede del capitano di giustizia, a simboleggiare il dominio fiorentino sulla città. Il palazzo è sormontato da una torre pentagonale che dopo il terremoto del 1846 ebbe l'attuale coronamento dall'architetto Mazzei, che operò altri interventi negli edifici prospicienti la piazza. All'interno, decorato dagli stemmi di capitani fiorentini, sono conservati una Crocifissione e Santi, affresco di Pier Francesco Fiorentino che dipinse anche l'altra Crocifissione nell'anticamera del sindaco, mentre la Vergine con il Bambino è attribuita a Raffaellino del Garbo. Nella sala del Maggior Consiglio, decorate con scritte e stemmi nel XIX sec., spicca l'affresco riportato su tela dell'Annunciazione fra Santi Cosma e Damiano e San Giusto e Ottaviano di Jacopo di Cione e Nicolò di Pietro Gerini. Nella parte destra tela lunettata raffigurante le Nozze di Cana di Donato Mascagni, XVI sec.. Nella sala attigua detta della Giunta: tavola raffigurante Persio Flacco di Cosimo Daddi, un affresco monocromo riportato su tela riproducente San Girolamo, due piccole tele raffiguranti Adorazione dei Magi di Giandomenico Ferretti (XVIII sec.) e Nascita della Vergine di Ignazio Hugford, una tela con il Giobbe di Donato Mascagni. Nella controparete: sinopia dell'affresco dell'Annunciazione esistente nella sala del Consiglio: intorno, postergali lignei finemente intarsiati del XV sec., provenienti dal Monte Pio.

Palazzo Pretorio - Formato da più corpi di fabbrica e ridotto allo stato attuale nel XIX sec., fu sede dei Podestà e dei Capitani del Popolo. Sulla torre, concordemente ritenuta una delle più antiche della città, sopra una mensola è la figura di un porcellino da cui il popolare nome dato alla Torre. Sarebbe questo un omaggio degli abitanti di Volterra ad un animale così comune nelle campagne circostanti e così importante per l’alimentazione e per l’economia soprattutto in epoca medievale (anche se sono tuttora molti i piatti tipici a base di cinghiale).

Piazza San Giovanni - Se la Piazza dei Priori è fin dall’età comunale il centro della vita politica cittadina, la piazza di San Giovanni è il fulcro della vita religiosa. Questa separazione tra spazi del potere temporale e spirituale è una caratteristica della pianta urbanistica di molte città medievali, soprattutto in Toscana.

Duomo - Dedicata all'Assunta, la cattedrale fu ricostruita intorno al 1120 su una preesistente chiesa dedicata a Santa Maria. La facciata a salienti è divisa orizzontalmente da una cornice a trecce e fiori mentre verticalmente è ripartita in tre comparti da forti lesene quadrangolari di tipo lombardo. L'inserzione del portale marmoreo con la lunetta a tarsie geometriche, formato da materiale di sfoglio di epoca romana, è da riportarsi al XIII sec. quando tutta la fabbrica viene ingrandita e adornata, secondo il Vasari, da Nicola Pisano. L'interno, pur conservando nella struttura e nell'impianto la forma romanica a croce latina, a tre navate, per i continui rifacimenti avvenuti nel corso dei secoli, offre, in particolare sulla linea delle navate, un aspetto tardo-rinascimentale. La sua struttura si innesta alla parte posteriore del Palazzo dei Priori.

Battistero - Di fronte al Duomo sorge il Battistero, di pianta ottagonale, costruito nella metà del ‘200, che all’interno custodisce una bella fonte battesimale opera del Sansovino. La cosa che sorprende osservando il Battistero dall’esterno è la somiglianza della cupola con quella della chiesa di Santa Maria del Fiore a Firenze; sembra infatti che sia stato proprio Brunelleschi nel XV secolo a dare dei consigli sulla sua costruzione, dopo aver progettato la copertura del duomo fiorentino.


Fortezza - Costruita sul punto più elevato del colle volterrano, questa imponente fortificazione è costituita da due corpi di fabbrica, la Rocca Vecchia e la Rocca Nuova, uniti insieme da una doppia cortina, coronata da un ballatoio detto Cammino di Ronda.
La costruzione più antica risale al 1343 ed è caratterizzata da una torre di forma semiellittica, detta la Femmina, attribuita al Duca d'Atene. La Rocca Nuova fu invece fatta innalzare da Lorenzo de' Medici sul luogo dove era collocato il Palazzo dei Vescovi, distrutto dai Fiorentini durante il sacco del 1472. E' una fortificazione colossale a pianta quadrata da cui svetta il Mastio, un torrione alto quasi il doppio delle quattro torri angolari. Vera e propria cittadella fortificata, si presenta in ottime condizioni grazie ai recenti restauri, ma non può essere visitata poichè è sede di un carcere.

Porte - La cinta medievale volterrana fu edificata nel secolo XIII. Iniziata, al sorgere del secolo durante il regime consolare, come rifacimento e rafforzamento della muraglia etrusca, fu proseguita metodicamente fino al 1254, anno in cui i fiorentini imposero con le armi il costituto popolare e il governo di parte guelfa. Nel 1260 il regime ghibellino, succeduto a quello guelfo, constatata la vulnerabilità del sistema difensivo volterrano dovuta al troppo esteso perimetro del circuito etrusco, ingaggiò quaranta maestri di pietra finché la città non fosse completamente murata: iniziato nell'autunno del 1260, il lavoro fu portato a termine nel giro di pochi anni. Ben 8 porte si aprono nella cinta:

Porta all'Arco, etrusca, inserita nel ricorso delle antiche mura del V sec. a.C., deve senza dubbio la sua conservazione al suo utilizzo nella cinta medievale cittadina del XIII sec.. La costruzione di questa porta sembra si debba riferire a tre epoche diverse: i fianchi formati da blocchi rettangolari come le mure e a queste contemporanei, mentre gli archi, in tufo sembrano una ricostruzione avvenuta dopo l'assedio di Silla (80-82 a.C.). Di incerta collocazione le tre teste poste a decorazione dell'esterno, che potrebbero evocare sacrifici di vite umane nella conservazione di nuove costruzioni, o un ricordo del costume di affiggere alle porte le teste tagliate dei nemici vinti. Forse potrebbero rappresentare Giove e i Dioscuri, oppure la Triade Capitolina, Giove Giunone e Minerva.

Porta a Selci, a semplice arco a tutto sesto, fu costruita nel XVI sec. in sostituzione della più antica, detta anche del Sole, rimasta interrata per gli ampliamenti della Rocca Vecchia nel XV sec.. Da porta a Selci si diramavano le strade verso il territorio Senese. Molto interessanti le targhe commemorative poste accanto a questa porta, che ricordano la presenza dei Volterrani in quasi ogni evento bellico a partire dall'Unità d'Italia alla lotta di Resistenza contro il nazifascismo.


Porta Marcoli, costruita, forse, nel XIV sec., metteva in diretta comunicazione con il monastero olivetano di S. Andrea (oggi Seminario) e serviva di comodo accesso agli agricoltori della campagna circostante.

Porta di Docciola, costruita nel XIII sec. metteva in comunicazione la città con la vallata circostante, ricca di acqua e lussureggiante di vegetazione. La porta conserva le strutture caratteristiche delle porte volterrane del XIII sec. con un arco interno ed esterno a tutto sesto e con all'interno un arco ogivale entro cui si svolge un arco ribassato o scemo.


Porta Fiorentina, detta anticamente di S. Agnolo per la vicina chiesa dedicata all'arcangelo, offre la stessa struttura architettonica delle porte volterrane, anche se sono visibili evidenti rimaneggiamenti eseguiti nel XVI sec., quando la porta, durante l'assedio del 1530, fu colpita nella torre sovrastante dove era racchiuso un deposito di munizioni. Da questa porta si diparte la via per Firenze, attraverso l'Era, Castagno, Gambassi, e Castelfiorentino.


Porta San Francesco, detta anche di Santo Stefano o Pisana, perché attraverso la Val d'Era portava a Pisa. È l'unica porta che conserva nella volta tracce di affreschi che, come sappiamo, erano presenti in tutte le porte di accesso alla città. All'interno, a destra, è scolpita la canna pisana, unità di misura leggermente più lunga di quella volterrana, scolpita sulle facciate del Palazzo dei Priori.

Porta San Felice, costruita da un solo semplice arco a sbarra che si appoggia a due tronchi disgiunti di mura castellane, anomala rispetto alle altre porte cittadine, offre insieme alla cappellina del santo con il campanile a vela, e lo sfondo di orizzonte, che si offre all'infinito verso il mare, un quadro quanto mai pittoresco rendendolo uno dei luoghi più suggestivi della città.

Porta Diana, fuori della cinta delle mura medioevali, in direzione della Val d'Era, oltre il cimitero comunale, si trova quello che rimane di questa porta etrusca. Il tempo non è riuscito a distruggere la porta che collegava la città con la principale necropoli etrusca.

Acropoli - È una vasta area in Piano di Castello dove attraverso varie stratificazioni è possibile leggere la nascita e lo sviluppo della città, a partire dalla preistoria fino al secolo XV. Ben visibili appaiono le fondamenta di due edifici, identificati come templi A e B separati da una strada intertemplare che circonda e delimita in parte il luogo cultuale.
Resti di abitazioni di età ellenistica, un complesso sistema di cisterne fra cui la cosiddetta Piscina, impianti di torri medievali e strade poggianti su fondamenti più antichi, lo sterminato paesaggio che va dal Mar Tirreno agli Appennini rendono questo luogo uno dei più interessanti e piacevoli della città.

Teatro Romano - Fatto edificare in età augustea dalla famiglia Caecina, sul tipo degli odeon greci, cioé sfruttando il declivio del colle, vi si accedeva dalla zona del foro (chiesa di San Michele "in loco a foro") attraverso sistemi scalari, oggi non più visibili per il persistere delle mura medievali sul muro perimetrale della summa cavea. Resta il piano con tre grandi esedre da dove attraverso scale coperte si scendeva al criptoportico e quindi all'ima cavea dove sono ben visibili le file di sedili dei settori centrali in tufo di Pignano e gli "itinera scalaria" cioè i gradini di accesso ai posti in pietra di Montecatini.

FESTE E TRADIZIONI:

ASTILUDIUM - Viene dal latino medievale (HASTA = bandiera, LUDUS = gioco, festa), da qui il nome odierno di ASTILUDIO per una manifestazione nata per far rivivere ai volterrani, ma soprattutto ai numerosi turisti le antiche tradizioni del gioco con la bandiera di cui la Toscana è ricca; una manifestazione a carattere agonistico-coreografico che unisce l'intento di rievocare una antica festa cittadina, con un momento di incontro e di amicizia fra gli sbandieratori volterrani e quelli delle altre città italiane che possono vantare simili tradizioni.
La prima domenica di settembre alle ore 15,15 esatte tutte le campane delle contrade suonano contemporaneamente ed è in quel momento che i quattro cortei provenienti da altrettante porte della città medievale si dirigono in piazza per dare vita al torneo.
Passeggiando per Volterra la prima domenica di settembre sembra proprio di essere ritornati indietro nel tempo di sei secoli fra soldati e balestrieri, cavalieri e madonne, araldi e vessilliferi, bandiere multicolore che volteggiano accompagnate da rulli di tamburi e squilli di chiarine, in una scenografia veramente unica.
http://www.sbandieratorivolterra.it/

L'Omaggio di Primavera - Ha origini antichissime, rifacendosi addirittura ad un rito pagano quando, in occasione dell'equinozio di primavera, il popolo volterrano festeggiava il passaggio dal buio alla luce rendendo omaggio al risveglio della natura dalla lunga pausa invernale mediante l'abbellimento della città con ghirlande di fiori primaverili. Con l'Omaggio di Primavera, il Gruppo Storico Sbandieratori, il Lunedì di Pasqua di tutti gli anni, intende offrire ai numerosi turisti che nel periodo pasquale affollano la città la rievocazione di questo antico rito pagano, con una nota di folclore e di allegria. La manifestazione si svolge al mattino: alle 11,15 il Corteo Storico, composto da una cinquantina di figuranti in costumi medievali, si muove dalla Porta a Selci e, percorrendo tutto il centro storico, arriva in Piazza dei Priori dove dà vita al carosello di bandiere. Numerose coreografie accompagnano l'esibizione degli sbandieratori, alcune delle quali si rifanno a fatti storici avvenuti nella Volterra medievale e rinascimentale.

Volterra A.D. 1398 - E' un'occasione veramente unica per immergersi, quasi per incanto, nella magica atmosfera del Medioevo, in una delle più belle città della Toscana. In quest'occasione nel centro storico di Volterra sarà ricostruita una città medievale del 1398 con mercati, artigiani, musici, giocolieri, popolani e nobili. La città sarà animata da gruppi musicali, teatrali, giocolieri, inseriti in un contesto urbano che conserva ancora ben presenti le tracce dell'antico passato.La manifestazione si svolge, da mattina a notte, nel centro storico di Volterra che, ricco delle vestigia di un antico passato, torna nell'anno del Signore 1398. Dame e straccioni, cavalieri e artigiani, dottori e mercanti, nobili e popolani, frati e giocolieri, musici e artisti, fanno rivivere una giornata di festa in una città toscana alla fine del Trecento. Le contrade cittadine ripropongono gli antichi mestieri. L'ospedale di Santa Maria Maddalena viene ricostruito nel suo antico sito. Gli animali della campagna, la zecca, i musici e i saltimbanchi, gli animatori in costume trecentesco, accompagnano gli ospiti fino al passaggio della ronda che alle 24 chiude la festa. Durante la giornata, nei vari luoghi della città, si svolgono azioni sceniche e interventi musicali. http://www.volterra1398.it/

Alabastro - Volterra è una città d'arte della Toscana, unica ed irripetibile, dove lo stesso paesaggio così mutevole nell'alternarsi delle stagioni contribuisce ad esaltare l'alone di mistero, di solitudine e di romantica tristezza che la pervade.
E' una città di pietra, perché di pietra sono le strade, di pietra sono le sue torri e i suoi palazzi e di pietra sono le sue mura austere. Tutto è fatto di una pietra giallo-grigia, il panchino, da cui spesso affiorano conchiglie di rara bellezza. E di pietra, d'alabastro, è anche il suo artigianato.
La provenienza del nome "alabastro" è certamente egizia e forse deriva dalla città di Alabastron, celebre anticamente per la fabbricazione di vasetti e di anfore destinati a conservare i profumi. http://www.comune.volterra.pi.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/84

LINK UTILI:

http://www.comune.volterra.pi.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1