lunedì 23 aprile 2007

La liberazione di Greve in Chianti - La strada del cuore 2007

Storia

Il 25 luglio 1943 era domenica, una bella giornata d'estate. Il cinema A.Boito di Greve era gremitissimo, quando alcuni paesani, timidamente sorridenti, entrarono nella sala annunziando la caduta di Mussolini. La programmazione venne interrotta, si accesero le luci e la gente si riversò all'aperto a commentare la notizia: tutti avevano nell'animo la speranza di una rapida fine della guerra. Il giorno dopo alle finestre apparve il tricolore e comparvero anche sui muri delle scritte inneggianti al Re, alla libertà, a Badoglio nonché scritte di natura politica che furono fatte subito cancellare, su invito del prefetto, dal Comune. Ma non fu impedita la scalpellatura degli emblemi fascisti esistenti sul palazzo municipale, sulle scuole, sulla casa del fascio, sul monumento ai caduti. Furono tolti anche i fasci impressi nella ghisa delle fontane pubbliche."Caduto il regime - scrisse Don Corrado Raspimi, parroco di Cintola Alta, nella sua Cronaca dell'emergenza - la gente si dette a ...a dispetto della carestia con crescendo fino al dì 8 settembre. La sera di quel giorno si sentì un gran vociare intorno alla collina. Mi affacciai - Signor pievano, suoni le campane, c'è la pace! Dopo mezz'ora la chiesa era gremita: mi si pregò di cantare il Te Deum-(...) poco dopo laggiù per la strada, ridevano, cantavano, gridavano e saltavano come matti. Alcuni giorni dopo, motociclette biciclette, cavalli montati, cavalli senza cavaliere, uomini in divisa, soldati senza fucili, chi con uno, chi anche con due, scorrazzavano da tutte le parti. Era il capitombolo da tutti previsto e il crollo di tutte le bugie dette dal 24 maggio del 1915 ad oggi".
Intanto sui monti intorno a Greve si andavano formando gruppi di partigiani. Particolarmente numeroso era quello stabilitosi in alcuni rifugi sotto Montemoggino sul . massiccio del Monte Scalari. Particolarmente dura per la comunità grevigiana fu l'estate del 1944 per il passaggio del fronte sul territorio. Da parte delle truppe germaniche si ebbero tre rappresaglie: a Pian d'Albero; alla fattoria di Querceto a Dudda; alla Villa Buonasera alla Panca. Nella prima vi furono 4 partigiani caduti in combattimento e 18 impiccati; nella seconda 7 fucilati e nella terza 5.
Per quest'ultima rappresaglia, solo dopo la liberazione del Comune i familiari seppero dell'accaduto e piansero i loro cari: Corinto Burgassi, Fedele e Ferdinando Vettori, Natale Picaneti e Livio Contri. A questi vanno aggiunti altri 12 caduti passati per le armi fra il 24 ed il 28 luglio. Nella mattinata del 24 luglio le prime pattuglie alleate entrarono in Greve. Due giorni dopo si insediò, nei locali della cooperativa Italia Nuova tra gli operai di Greve, il Comitato di Liberazione Nazionale (C.L.N.) composto da Carlo Baldini, Emilio Ciucchi,. Forese Donati, Tertulliano Favalli, Gino Mori e Giovanni Mugnaini. Ripresero prontamente servizio tutti i dipendenti comunali; vennero riaperte le banche, gli uffici postali, l'esattoria e tesoreria comunale, il consorzio agrario e molti negozi. La popolazione, precedentemente sfollata, rientrò in massa nel paese, anche perché il giorno prima le campane della chiesa avevano suonato a distesa per circa mezz'ora, con intervalli di cinque minuti. Le quattro campane furono suonate soltanto dal proposto Don Alessandro Ferretti e da Carlo Baldini, poiché nel paese erano rimaste pochissime persone e per di più quasi tutte invalide. Al suono delle campane di Greve risposero quelle delle chiese delle parrocchie che erano state liberate: i tedeschi udirono questo suono di liberazione. Su invito pressante del capitano delle Guardie Scozzesi R.W. Burkley, governatore militare della zona, il 27 mattina si riunì il C.L.N. per designare il sindaco. L'assemblea decise di designare il dott.cav. Italo Stecchi, farmacista del paese e già sindaco del Comune varie volte prima del fascismo. Il nominativo venne presentato, per delega, al governatore da Gino Mori e Carlo Baldini. Ebbe così inizio la nuova vita democratica nel Comune: il fronte passava ancora da Testa Lepre, Testi, Spedaluzzo, Monte Scalari, ossia soltanto la metà circa del territorio comunale era stato liberato; lo stesso capoluogo era ancora soggetto a cannoneggiamenti che durarono fino al 29 dello stesso mese con diurna cadenza. (tratto da www.goticatoscana.it)



La strada del cuore 2007

Per celebrare il 63° della Liberazione della città, dal 20 al 22 Aprile 2007 si è tenuto un grande raduno di veicoli militari d'epoca e figuranti in divisa. Centinaia di persone e almeno 90 veicoli da tutta Italia e anche dall'estero si sono riuniti per ricordare gli eventi storici, visitare i "luoghi della memoria" e rievocare l'ingresso delle truppe nella piazza del comune squassata dalle bombe.

lunedì 16 aprile 2007

Battaglia di Pian dell'Albero

La "22bis Brigata d'Assalto Garibaldi Sinigaglia" (da Alessandro Sinigaglia, il "Vittorio" comandante dei GAP fiorentini, ucciso il 13/2/1944) si era costituita i primi di giugno del '44 e passata la metà del mese contava già un effettivo di circa 400 uomini.
Il 20 di giugno, a seguito di un rastrellamento, i tedeschi scoprirono che in località Pian d'Albero il casolare della famiglia Cavicchi fungeva da centro di raccolta per i giovani che volevano entrare nelle fila partigiane. Varie squadre della "Sinigaglia" tentarono a più riprese di spezzare l'assedio e delle circa 50 reclute oltre metà riuscirono a fuggire.

I partigiani ebbero 20 caduti e i soldati tedeschi fecero 21 prigionieri al casolare, fra i quali anche Aronne Cavicchi di 12 anni ed il nonno Giuseppe, mentre Norberto Cavicchi annumerava fra i partigiani caduti. Vennero portati più a valle in località Sant'Andrea e impiccati. Due di essi, in due diverse occasioni, riuscirono a fuggire.
Dopo questi fatti la "Sinigaglia" subì grosse defezioni e buona parte delle reclute accorse negli ultimi giorni riprese la via di casa, rimasero in meno di 150.



Il monumento ai caduti

La facciata della basilica di San Lorenzo

Tra il novembre e il dicembre del 1515 Leone X, della famiglia Medici, papa da due anni, decise di tornare in visita solenne a Firenze, e in quell'occasione nacque l'idea di indire un concorso per dotare di facciata San Lorenzo, l'incompiuta basilica brunelleschiana patrocinata dai Medici sin dalla fondazione (avvenuta nel 1421), e luogo deputato per le loro sepolture. La proposta cadeva in un momento in cui Michelangelo sembrava volgere una particolare attenzione ai problemi della composizione architettonica: di qui forse l'accanimento dell'artista nel corso della vicenda che lo portò a essere unico autore del progetto finale. Erano con lui, all'inizio, Antonio e Giuliano da Sangallo, Jacopo Sansovino, Baccio d'Agnolo, lo stesso Raffaello.
Sembra che dapprima a Michelangelo fosse affidato soltanto il compito di sovrintendere alla decorazione scultorea, mentre Jacopo Sansovino procedeva a far eseguire a Baccio d'Agnolo un modello ligneo per la facciata, molto apprezzato sul momento, e oggi perduto. Nel corso dell'anno 1516 la contesa per una così prestigiosa commissione toccò momenti di aspra lotta, finché, nell'autunno, Michelangelo ottenne da Leone X l'incarico anche per la progettazione architettonica della facciata. Liberatosi finalmente dei concorrenti, egli risolse genialmente il problema che sempre assillava gli architetti del Rinascimento, quando si dovevano applicare correttamente gli ordini classici alle facciate irregolari delle chiese a pianta basilicale: nascose, e fece dimenticare, la struttura esterna della chiesa dietro lo scenario laico di uno splendido palazzo privato.
La progettazione michelangiolesca della facciata attraversò tre fasi principali, che si possono individuare in tre disegni della Collezione della Casa Buonarroti, il 45 A, il 47 A, il 43 A. L'immagine ormai precisata di quest'ultimo foglio si tradusse con ogni verosimiglianza nel grande modello ligneo della Casa Buonarroti che rispecchia il passaggio dalla fase progettuale all'iter esecutivo, fissato nel contratto stipulato tra Leone X e l'artista il 19 gennaio 1518. Il 10 marzo 1520 Michelangelo stesso registra la rescissione del contratto, anche se solo per quanto concerne la fornitura del marmo, e il materiale fino ad allora raccolto viene destinato a pavimentare la chiesa di Santa Maria del Fiore. Ma l'attività del cantiere continua, pur se a rilento, e se ne hanno testimonianze certe fino all'aprile del 1521.
In quell'anno morì Leone X; dopo il breve pontificato di Adriano VI ascese al soglio papale, nel novembre del 1523, Clemente VII, anch'egli un Medici, che palesò più di una volta l'intenzione di riprendere i lavori della facciata. Soltanto la sua morte (1534) esaurì per sempre ogni possibilità di realizzare il grande e tormentato progetto.


In occasione dei festeggiamenti in memoria di Anna Maria Luisa de Medici, Elettrice Palatina, e ultima discendente dei Medici, colei che ebbe consegnò il meraviglioso patrimonio della sua famiglia alla città e non ai Lorena che governavano in quel tempo Firenze, è stata illuminata la facciata della basilica con immagini del progetto originale di Michelangelo ed è stata donata una colonna progettata dall'artista, proveniente dalle cave delle Alpi Apuane, conservata presso la Fondazione "Teseco per l'arte" Pisa.